L’ebola è una malattia causata da un virus, o meglio da una piccola famiglia di virus provenienti dall’africa nera. Un altro membro della famiglia vive invece nelle filippine, ma non attacca gli uomini, e si accontenta di infettare le scimmie.
Anche le scimmie, infatti, si ammalano di ebola; e spesso sono proprio loro a dare inizio alle epidemie, magari infettando chi non ha saputo resistere, e si è fatto una bella bistecca di scimmia al sangue.
La trasmissione avviene attraverso il sangue infetto o altri liquidi corporei, che vengono in contatto con le zone del corpo meno “corazzate” (come la bocca, gli occhi, le narici) oppure con parti danneggiate della pelle (come piccole ferite o abrasioni).
La trasmissione avviene attraverso il sangue infetto o altri liquidi corporei, che vengono in contatto con le zone del corpo meno “corazzate” (come la bocca, gli occhi, le narici) oppure con parti danneggiate della pelle (come piccole ferite o abrasioni).
Una volta entrato, il virus incontra le cellule sentinella del sistema immunitario, che sorvegliano i confini del nostro corpo in cerca di pericoli. Queste cellule di solito mangiano i corpi estranei – come virus e batteri – e li digeriscono in piccoli frammenti, che poi mostrano alle truppe d’assalto del sistema immunitario, per metterle sulle tracce del nemico da combattere.
Il virus dell’ebola, però – dopo essere stato ingoiato, ma prima di poter essere digerito – evade dallo “stomaco” della cellula sentinella e si ritrova, libero, al suo interno.
La cellula dovrebbe (e vorrebbe) avvertire le sue colleghe del sistema immunitario di essere stata infettata, e poi suicidarsi per evitare che il virus si diffonda. Ma non le riesce di far nulla: prima perché non si accorge neppure di essere infetta (il virus si nasconde); e poi perché il virus le impedisce di dare l’allarme, imbavagliandola.
E quando, più tardi, i segni dell’infezione diventeranno evidenti anche sulla sua superficie, passeranno comunque inosservati, perché il virus riesce in qualche modo a camuffarli.
Tuttavia, la mossa più astuta del virus è impedire alla cellula che ha infettato di suicidarsi: tenerla in vita, infatti, gli permette di infiltrarsi nel nostro sistema di difesa.
Le cellule sentinella fanno abitualmente la spola tra i confini del corpo e le sorvegliatissime caserme del sistema immunitario (i linfonodi), nelle quali vanno a illustrare i pericoli che hanno identificato.
Una volta giunta al linfonodo, però, la cellula sentinella infettata dall’ebola non riesce a dare l’allarme. E c’è di più: visto che produce e rilascia continuamente nuove copie del virus, infetta anche altre cellule sentinella, che poi si disperdono in tutte le direzioni. Grazie a loro, il virus arriva dappertutto: l’infezione si diffonde.
Paradossalmente, mentre le cellule colpite dal virus sopravvivono, sono quelle sane a morire. Le cellule sentinella infette, infatti, seminano morte ovunque vadano. Non è chiaro come facciano: forse espongono sulla loro superficie proteine letali, che uccidono quello che toccano; oppure rilasciano nell’ambiente molecole tossiche.
Tra le prime a soccombere sono le truppe d’assalto del sistema immunitario, il cui compito è proprio quello di trovare e uccidere le cellule infettate dai virus. In questo modo, l’ebola azzera il principale meccanismo di difesa dell’organismo prima che faccia in tempo ad attivarsi.
Poco dopo, vengono colpiti altri organi, come il fegato, che inizia gradualmente a morire, e il sangue.
Qui la situazione è particolarmente grave. Le sostanze prodotte dalle cellule infette causano un’attivazione insensata e incontrollata del sistema di coagulazione del sangue.
Questo funziona di solito come una colla, che tappa le falle della rete di distribuzione, e blocca le perdite di sangue. Durante l’infezione, invece, si attiva là dove non ci sono perdite o ferite, riempiendo il sangue di inutili grumi. Le proteine e le cellule che compongono la colla coagulante si consumano rapidamente; e il corpo non è in grado di rimpiazzarle.
Le piccole rotture che si verificano normalmente nel sistema circolatorio diventano quindi impossibili da riparare, e si trasformano in emorragie (cioè perdite di sangue): la pelle si copre di macchie rosse, mentre bocca, naso e intestino iniziano a sanguinare.
Le condutture sanguigne sono ormai difettose, e anche quando non perdono sangue, lasciano comunque filtrare dei liquidi, che si riversano nei tessuti circostanti, facendoli gonfiare. La pressione sanguigna diminuisce pericolosamente.
Alla fine, il sangue non circola più come dovrebbe e, mentre uno dopo l’altro gli organi collassano, altre infezioni, causate da virus o batteri, possono sommarsi a quella principale: questo, soprattutto per chi non ha la fortuna di essere curato in un ospedale attrezzato, significa morire.
A volte, però, il sistema immunitario riesce a mettere su una risposta efficace prima che il minuscolo e potentissimo virus ebola lo schiacci: in questi casi, che sono più o meno un terzo del totale, il corpo recupera le forze, e sopravvive.
NOTA. A chi può interessare: le “cellule sentinella” sono macrofagi e cellule dendritiche (APC), mentre le “cellule d’assalto” sono i linfociti, e più in particolare le cellule T CD8+.
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