Il plasmodio è il microorganismo che causa la malaria. A differenza di altri microorganismi (ad esempio i batteri che popolano il nostro intestino) non aspira a una dimora fissa e una occupazione stabile, e fa anzi un vanto della sua propensione al vagabondaggio. La vita di un plasmodio è infatti ricca di eventi, ma al contempo ciclicamente ripetitiva.
Tutto inizia con una zanzara, una zanzara anofele femmina. Al contrario del maschio - che da bravo insetto va svolazzando di fiore in fiore in cerca di nettare - la femmina si ciba di sangue caldo, di sangue umano.
Quando punge, prima di succhiare il sangue, inietta un po' della sua saliva, che anestetizza la pelle e le impedisce di infiammarsi, e quindi di causare dolore. Così facendo, la zanzara evita di essere scoperta e spiaccicata sul più bello, con grande spargimento di sangue (altrui).
Se la zanzara è infetta (perché ha morso in precedenza qualcuno affetto da malaria), la saliva contiene anche i plasmodi, che vengono iniettati nel sangue. Da qui si spostano nel fegato, nel quale passano un tranquillo periodo di acclimatamento e formazione professionale. Quando, completata questa fase, i plasmodi tornano al sangue, sono diventati dei minuscoli guerriglieri rapidi, aggressivi ed efficienti.
Quando punge, prima di succhiare il sangue, inietta un po' della sua saliva, che anestetizza la pelle e le impedisce di infiammarsi, e quindi di causare dolore. Così facendo, la zanzara evita di essere scoperta e spiaccicata sul più bello, con grande spargimento di sangue (altrui).
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Nel giro di pochi secondi (meno di due minuti) dall'entrata nel circolo sanguigno, ogni plasmodio ha già identificato e agganciato la sua vittima, pescata tra le immense greggi di stolidi globuli rossi che popolano il sangue. Pochi istanti dopo l'aggancio, il plasmodio entra nella cellula e ne prende possesso, cominciando letteralmente a mangiarsela dall'interno.
Passate 48 ore, i plasmodi si sono moltiplicati e sono pronti a uscire dai globuli rossi per ributtarsi nel sangue. Ma invece di lasciare le cellule in sordina, così come le avevano invase, i plasmodi scelgono di offrire una esemplare dimostrazione di organizzazione, causando la simultanea rottura di tutti i globuli rossi infetti.
I plasmodi rilasciati scompaiono rapidamente all'interno delle loro prossime vittime; mentre l'improvvisa comparsa nel sangue di una grande quantità di viscere cellulari irrita il sistema immunitario, che reagisce attivandosi e provocando febbre e sintomi influenzali. Ma i residui cellulari vengono smaltiti rapidamente, e gli episodi febbrili sono in genere di breve durata.
Il ciclo di invasione, riproduzione e distruzione si ripete con notevole regolarità. E altrettanto regolarmente si manifestano gli attacchi febbrili, che rappresentano il sintomo più caratteristico della malaria.
I globuli rossi infetti non sono uno spettacolo particolarmente bello da vedere. I poveretti sono rigidi, gonfi e talmente privi di energia che invece di girare in continuazione per tutto il corpo - come fanno di solito - si accasciano sulla prima superficie disponibile. Ma, aderendo alle pareti dei vasi sanguigni, sfuggono al controllo del sistema immunitario e permettono al plasmodio di riprodursi con tranquillità.
Se i globuli rossi proseguissero nel loro cammino, infatti, sarebbero costretti prima o poi passare dalla milza. Questa è un dedalo labirintico di minute stradine piene di posti di blocco e check-point, ai quali stazionano cellule del sistema immunitario schiumanti di rabbia per l'incapacità di fronteggiare l'infezione.
Le mandrie di globuli rossi che passano per la milza vengono perquisite accuratamente, e non sempre superano i controlli: molte cellule ci lasciano le penne, ma (paradossalmente) quasi mai quelle infette. Queste, infatti, stanno acquattate altrove, nascoste e al sicuro.
La strage di globuli rossi causata dallo stesso sistema immunitario provoca una severa anemia, una delle complicazioni più comuni della malattia, e una delle più frequenti cause di morte nelle persone affette da malaria.
[Questo post ha un seguito, che parla di cure e meccanismi di resitenza alla malaria, Per non morire di malaria: l'acqua tonica, il chinino e l'anemia falciforme.]
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